domenica 9 agosto 2009

South Stream

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Nei giorni scorsi, con la sigla dell'accordo con la Turchia, il gasdotto italo-russo South Stream ha fatto un deciso passo avanti. Il progetto, lanciato nell'ambito dell'accordo Eni-Gazprom del 2006, prevede di portare gas russo verso l'Italia e verso i paesi dell'Europa centrale senza passare per l'Ucraina, che tanti scontri e incidenti ha avuto in passato con la Russia, ma attraversando il Mar Nero.
Questa risposta italiana è diversa da quella dell'Unione Europea, e assolutamente non integrata con il resto del continente.
Infatti, l'UE appena un mese fa ha firmato un analogo accordo, sempre ad Ankara, per il gasdotto Nabucco, un progetto con il quale Bruxelles intende portare in Europa metano estratto nei paesi del Mar Caspio con l'obiettivo di liberarsi dal monopolio di Gazprom e di Mosca.
Ma si sa che l'Italia, per quanto riguarda i favori da fare a Putin, è in controtendenza rispetto all'UE.
Entrando nel dettaglio, il metanodotto South Stream prevede un percorso sottomarino di 900 chilometri, che raggiungerà profondità fino a duemila metri sotto il livello del mare, dalla costa russa di Beregovaya, sul Mar Nero, fino alle coste bulgare. Per proseguire, è allo studio la realizzazione di due tronconi: uno verso Nord diretto in Europa centrale attraverso Romania, Ungheria e Slovacchia, e quello verso Sud che arriverà in Italia attraverso la stessa Bulgaria e l'Albania.
Gli accordi tra Italia e Russia in questo settore sono già stretti: l'Eni ha firmato accordi con Gazprom nel campo della ricerca e dello sfruttamento dei giacimenti di idrocarburi in Siberia.
In cambio, Gazprom vuoi vendere il metano in Europa, ed è questo che spaventa Bruxelles, che pertanto sta sponsorizzando Nabucco. Con la firma dell'accordo di Ankara, tra Berlusconi, Scaroni, Erdogan, Miller e Putin, è proprio quest'ultimo che segna un punto a suo favore, mentre l'Europa rimane ancora una volta disunita in campo energetico, e privata di una strategia continentale unitaria.
Parallelamente, e nello stesso giorno, Erdogan e Putin hanno firmato un accordo di cooperazione che autorizza Mosca a intraprendere lo studio di fattibilità per la costruzione del tratto turco di South-Stream.
Ma non si tratta solo di questo: tra Mosca ed Ankara c'è piena unità di intenti, tanto che hanno firmato un secondo protocollo di cooperazione che riguarda un altro progetto a cui partecipa l'Eni.
Si tratta dell'oleodotto, Samsun-Ceyhan, che collegherà le coste turche sul Mar Nero a quelle mediterranee, lungo un tracciato di 500 chilometri, con una capacità prevista di 1,5 milioni di barili al giorno.
Fino ad oggi il governo turco non aveva fatto decollare l'oleodotto che punta a evitare il traffico navale nello stretto dei Dardanelli, proprio per l'assenza di assicurazioni sulle forniture, che ora Mosca ha dichiarato di voler dare.
Russia e Turchia hanno firmato anche un protocollo di cooperazione nel settore dell'energia atomica per la costruzione della prima centrale atomica turca.
Il progetto prevede quattro reattori, ciascuno da 1,2 gigawatt e sorgerà a 200 chilometri da Antalya, sul Mar Mediterraneo.
L'Italia non ha firmato nuovi contratti, ma Berlusconi ha parlato, con "orgoglio", di "un grande successo della nostra diplomazia".
Secondo il premier "si tratta di un grande successo della nostra azione e della nostra diplomazia commerciale che ha portato la Turchia ad accettare che un importante gasdotto, che farà capo al 50 per cento all'Eni e al 50 alla Gazprom, passi sul fondo del Mar Nero".
Nei giorni 6 e 7 agosto scorsi, tutti i quotidiani italiani riportavano, dando anche molto spazio, queste dichiarazioni di Berlusconi.
Negli stessi giorni è stato molto difficile trovare sui giornali turchi e russi una foto o una dichiarazione del premier italiano.
Certamente perché non si tratta per niente di "un grande successo della nostra diplomazia" e le dichiarazioni del capo del governo italiano sono state solo l'ennesimo spot elettorale diretto verso l'interno.
Se si guarda in realtà quanto avvenuto ad Ankara, Berlusconi ha potuto giocare solo un ruolo da comprimario.
Infatti South Stream, pur essendo un affare economicamente colossale, è stato solo una parte di quella che sembra una nuova partnership strategica che il premier islamico della Turchia, Tayyip Erdogan, ha stretto con Vladimir Putin.
Quindi, è un successo russo-turco.
L'Italia è solo il mercato finale cui vendere il metano, cioè in definitiva è il cliente. Secondo il network televisivo turco Ntv, la visita russa ha portato alla firma di 15 accordi, di alcuni dei quali non si conoscono i termini.
Quindi in realtà il vertice di Ankara è un'altra cosa: è una svolta nei non sempre idilliaci rapporti tra Turchia e Russia, una svolta in cui al centro c'é l'energia e la situazione geopolitica del Caucaso e anche di Cipro, un'altra cosa che non farà molto piacere all'UE e che rischia di segnare un distacco di Ankara da quell'Europa nella quale vorrebbe entrare.
E in tutto questo, l'Italia di Berlusconi c'entra ben poco.
"La sorpresa è cresciuta", spiega la fonte, "quando è stato chiaro che Berlusconi rivendicava la firma degli accordi come un successo personale".
Il resto del comunicato turco consegnato alla Reuters è solo l'ennesima figuraccia della diplomazia italica nelle mani del grande venditore di fuffa pubblicitaria che la governa: "Questo è il genere di cose che potrebbe costituire un problema sul piano diplomatico.
Ma dal momento che si tratta di Berlusconi, ha fatto solo sorridere i due leader". Il sito di Palazzo Chigi dice che la partecipazione della Turchia al progetto South Stream è "un successo personale del presidente del Consiglio".
La fonte del governo turco sostiene che Berlusconi non ha giocato un ruolo nella stipula dell'accordo.
Tutta una serie di successi per Russia e Turchia, quindi.
Ad essere sconfitta è l'Unione Europea, che non riesce a liberare il suo territorio dalla pressione economica di Gazprom nel campo energetico.
Il gasdotto Nabucco è un elemento chiave di questa strategia complessiva, ma ha l'appoggio dalla UE in generale, non da tutti i singoli Paesi europei.
La firma dell'accordo per Nabucco è stata resa possibile dal cambiamento di posizione politica da parte della Bulgaria: Sofia era infatti in precedenza impegnata per South Stream, ma dopo le elezioni del 5 luglio scorso, il nuovo governo ha cancellato i precedenti impegni e si è invece unito al Nabucco.
Sembrava quindi che la strada fosse spianata, visto che Nabucco è in aperta concorrenza con South Stream e lo ha privato del punto di arrivo sulla terraferma.
A questo punto, compare la sorpresa geopolitica: South Stream può passare per le acque territoriali turche, e salvaguardare gli affari di Gazprom in Europa occidentale.
L'Italia è d'accordo. Ancora una volta, contro Bruxelles.