mercoledì 18 marzo 2009

Ikea - il mito della casa che piace a tutti

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Dietro l'immagine di un'azienda «etica»
Dopo aver installato negozi in Russia e in Cina, mercati promettenti, il gigante svedese Ikea ha comunicato, in ottobre, che non intende aprirne in India "per via della legislazione eccessivamente vincolante per le imprese straniere". Il gruppo si accontenta di fabbricarvi i prodotti, senza vincoli, soprattutto sindacali, pagando ogni lavoratore 1,60 euro al giorno...
Attualmente IKEA mantiene il massimo riserbo sulla lista dei suoi fornitori e dei paesi d'origine del suo legname.
IKEA non rivela i propri conti. IKEA nasconde la propria struttura giuridica. Più che informarci, IKEA ci dà in pasto storie che non stanno né in cielo né in terra, delle saghe farcite di aneddoti su un sedicente miliardario spilorcio.
Il modello di sviluppo che, direttamente o indirettamente, è incoraggiato dalle pratiche del gruppo - acquistare sempre più cose, a un prezzo sempre più basso, da conservare per un tempo sempre più breve - è incoerente con un discorso sociale ed ecologico credibile. Per questo la responsabilità di accettare o rifiutare un modello di sovraproduzione e sovraconsumo ricade su noi acquirenti: scegliamo di consumare meno e meglio, in modo più equo, ribellandoci alla dolce influenza delle multinazionali.

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