mercoledì 22 luglio 2009

Termovalorizzatori

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Ormai sono anni che si dibatte sulla questione degli inceneritori a recupero energetico e che, in gran parte del mondo industrializzato, centinaia di organizzazioni che s’ispirano all’interesse pubblico s’impegnano a favore di tecnologie alternative; un’opposizione pubblica e trasversale della società civile che ha portato alla chiusura e alla mancata realizzazione di centinaia di impianti. I motivi: c’è chi afferma che gli inceneritori sono pericolosi perché producono fumi dannosi alla salute della comunità; chi preme sul fatto che rimane il problema dello smaltimento dei fanghi residui contenenti metalli pesanti altamente inquinanti e delle ceneri derivanti dalla combustione; chi parla di inceneritore come soluzione che comunica un’illusione e di rifiuti che non scompaiono ma che cambiano solamente la composizione chimica, diventando ancora più pericolosi per le comunità.
Il Rapporto Ambiente Italia 2009 ribadisce che “le conoscenze disponibili sono scarse e frammentarie e risulta quindi difficile attribuire maggiore responsabilità a un impianto piuttosto che a un altro, come è stato fatto recentemente con gli inceneritori”.
Conoscenze scarse e frammentarie rendono quindi difficile parlare in termini di assoluta certezza, così come risulta impossibile parlare di emissioni zero, anche nel caso di termovalorizzatori dotati di sistemi di abbattimento per “contenere” le emissioni al di sotto dei limiti stabiliti dalla legge.
E’ proprio su questi punti che il mondo scientifico si divide.
Studi pubblicati da importanti istituti internazionali sostengono che nel tempo anche questo tipo d’impianti produce effetti dannosi alla salute, soprattutto a quella delle popolazioni residenti.
Non sono in pochi a credere infatti che i moderni inceneritori sono tutt’altro che innocui: gli studi pubblicati sono 435, ricerche scientifiche consultabili presso la biblioteca internazionale PubMed, studi che rilevano danni alla salute causati dalla diossina prodotta dalla combustione congiunta di plastica ad altri materiali bruciati nei termovalorizzatori.
Anche se è opinione comune che l’inceneritore distrugge tutto quello che brucia, in realtà ne cambia solamente la composizione chimica, rompe i legami delle sostanze in entrata e le ricombina sotto forma di nuovi composti che si vanno a mischiare nelle ceneri prodotte dalla combustione, ceneri destinate ad essere stoccate in apposite discariche e che in peso rappresentano il 30% dei rifiuti trattati e in volume il 10%.
Le discariche quindi continueranno ad esistere e nel tempo a crescere, a meno che dopo i termovalorizzatori non si passi alla costruzione di impianti per il trattamento delle ceneri e per il recupero dei metalli ferrosi, non ferrosi ed inerti; nuovi impianti quindi e ulteriori emissioni inquinanti che si vanno ad aggiungere a quelle già esistenti.

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