martedì 17 dicembre 2013

Vivere

Photobucket

Non nasconderò i miei gusti o le mie avversioni.
Farò qualsiasi cosa mi dia intima gioia e il cuore mi detti.
Se siete d'animo nobile vi amerò.
Se non lo siete
non danneggerò ne voi ne mè con ipocrite attenzioni.
Se infine siete sinceri
ma non riconoscete la mia stessa verità,
restate pure fedeli ai vostri compagni ..
Io cercherò i miei.

giovedì 12 dicembre 2013

Imbrogliano i Dirigenti......pagano gli operai

The complaint alleges that Defendants violated Sections 10(b) and 20(a) of the Securities Exchange Act of 1934 and Rule 10b-5 promulgated thereunder. Specifically, the complaint alleges that the Company failed to disclose or misrepresented that the Company hid $5.8 million in inventory expenses in order to inflate its earnings and that as a result the Company had to take a $9.1 million inventory charge, that it improperly accounted for its accrual for vacation pay and its recording of a contingent gain and the recording of an profit-in-inventory charge. As a result the Company's financial results were not prepared in accordance with Generally Accepted Accounting Principles.

Dopo aver subito una CLASS ACTION (MOLEX INC. 27.07.2004/14.02.2005 e pagato 10.500.000 $ di risarcimento )

..non hanno trovato di meglio che fare un Corso di Etica..... AGLI OPERAI
Perfect

martedì 10 dicembre 2013

Cuore animale

Photobucket

Era estate si avvicinavano le ferie.
Per quel che mi riguardava, l'unico pensiero che mi passava per la testa in quei giorni era di correre a giocare con un grosso e vecchio cane, nero come il carbone, affettuoso come un cucciolo.
Il cane apparteneva ad un anziano signore, ormai vedovo, che abitava nella sua stalla a pochi metri da casa mia.
Dietro la nostra casa, un prato saliva fino a formare una piccola collina, verde, con un sentiero che si arrampicava fino a scomparire dietro la cima.
Rochi, il suo nome.
Era davvero enorme, la testa grossa e massiccia.., gli volevo un bene incredibile. Lui era come mi sentivo io, evitato per via dell'incomprensione, ma, in fondo, anche il mio caratteraccio era solo un modo per attirare attenzione, purtroppo nessuno capiva.
E la stessa cosa succedeva a lui. Evitato perchè nero e grosso, ma quella non era una sua colpa.
Purtroppo aveva il vizio di cacciare galline, e il suo padrone non poteva più sopportare il fatto che tutto il paese l'additasse come ladro di pollame.
Un giorno venne da me, mentre giocavo col mio unico amico, il suo cane, e disse:
" mi spiace, ma domani lo porto via, non posso più tenerlo, quindi stai a casa tua, domani, perchè lo porto via."
La sua voce era incerta e mi spaventava.
L'indomani volevo almeno salutare quel cane così importante per me, dunque avevo deciso di andare a salutarlo a tutti i costi.
Mentre mi incamminavo, vidi il mio simpatico amico salire la collinetta, dietro casa mia, accompagnato dal suo padrone, che in mano teneva un grosso martello. L'avevo rincorso, ma non avevo fatto in tempo a raggiungerlo ed erano spariti dietro la collina.
Poco dopo sentii il rumore, un botto, il più terribile del mondo. In un silenzio surreale uno stormo di uccelli si era levato da un albero li vicino...il cuore cominciava a battere sempre più forte.
Avevo capito dove era stato portato il mio Rochi, e avevo compreso, in quel momento, di aver perso l'unico amico che avevo.
Poco dopo, il padrone del cane comparve dalla cima della collina e si incamminò verso di me, io lo aspettavo.
Quando mi raggiuse, mi disse che era l'unica maniera, che non aveva sentito niente, che aveva fatto la cosa giusta...una lacrima gli rigava il volto ormai arso dalla vecchiaia.
Guardai il martello, sporco di sangue...il sangue di Rochi.
Ci incamminammo insieme verso la sua stalla, il vento scompigliava i capelli grigi dell'anziano signore che si era tolto il cappello, forse in rispetto del suo cane. L'erba mi solleticava le gambe e le mie lacrime scivolavano via fino a finire nel vento.
Un respiro, alle mie spalle, fermò il mio cuore per un attimo.
Quando mi voltai, e il signore al mio fianco si voltò con me, una sagoma nera ci seguiva tranquilla.
Lo guardai. Quello che era stato il suo padrone si inginocchiò al suolo, distrutto dal rimorso a colpito dal terrore che il cane volesse punirlo.
In silenzio, rimasi a guardare come, un cane vecchio, stanco e tradito, si avvicinava con la testa bassa e sanguignolenta, la coda agitata come una bandiera e andava a leccare la faccia del suo amato padrone, quasi come se gli stesse chiedendo scusa di averlo spinto sino a quel gesto di punizione.
Il signore esplose in un pianto, un pianto da bambino e abbracciava il suo cane, ormai sfinito ed incapace di reggersi sulle zampe.
E io vedevo.
Vedevo il perdono di un essere vivente che, dopo essere stato colpito a morte dalla persona più amata, si accingeva a farle il regalo più bello, immenso e meraviglioso che un uomo pentito potesse ricevere, il Perdono.

giovedì 5 dicembre 2013

Ode alla vita

Photobucket

Lentamente muore chi diventa schiavo dell'abitudine,
ripetendo ogni giorno gli stessi percorsi,
chi non cambia la marcia,
chi non rischia e cambia colore dei vestiti,
chi non parla a chi non conosce.

Muore lentamente chi evita una passione,
chi preferisce il nero su bianco
e i puntini sulle "i" piuttosto che un insieme di emozioni,
proprio quelle che fanno brillare gli occhi,
quelle che fanno di uno sbadiglio un sorriso,
quelle che fanno battere il cuore davanti all'errore
e ai sentimenti.

Lentamente muore chi non capovolge il tavolo,
chi è infelice sul lavoro,
chi non rischia la certezza per l'incertezza,
per inseguire un sogno,
chi non si permette almeno una volta nella vita
di fuggire ai consigli sensati.

Lentamente muore chi non viaggia, chi non legge,
chi non ascolta la musica,
chi non trova grazia in se stesso.

Muore lentamente chi distrugge l'amor proprio,
chi non si lascia aiutare,
chi passa i giorni a lamentarsi della propria sfortuna
o della pioggia incessante.

Lentamente muore chi abbandona un progetto prima di iniziarlo,
chi non fa domande sugli argomenti che non conosce,
chi non risponde quando gli chiedono qualcosa che conosce.

Evitiamo la morte a piccole dosi,
ricordando sempre che essere vivo
richiede uno sforzo di gran lunga maggiore
del semplice fatto di respirare.

martedì 3 dicembre 2013

DE RERUM NATURA

Photobucket

Visse a Roma nella prima metà del 1 secolo prima di Cristo.
Basta leggere alcuni passi di un suo scritto per cogliere la forza della scienza antica.
C'è un passo iniziale del poema dove si dice che occorre trattare la struttura fondamentale di cielo e di dei per capire i principi delle cose.
Chi accetta questa idea pensa che le divinità abbiano creato una natura perfettamente adatta ai ritmi umani, e che ciascuno di noi debba temere la morte e credere nell'immortalità dell'anima.
Sul primo punto la scienza dimostra che non esiste una natura provvidenziale.
La ragione ci fa infatti uscire dai limiti dei sensi e ci fa scorgere un mondo di atomi dove regnano soltanto le leggi universali, non i capricci degli dei.
Si tratta dunque di spiegare i fenomeni che avvengono attorno a noi, e non di giustificarli con l'illusione che l'uomo sia il fine ultimo di una volontà divina.
E la spiegazione razionale ci mostra un universo indifferente ai nostri sogni.
Questa indifferenza è radice di angoscia, ovviamente, poichè ci fa vedere la pochezza dell'uomo.
Ma, nello stesso tempo, il fatto stesso di capire come la natura sia matrigna e fonte di serenità per chi si affida alla ragione e non alla superstizione.
E la paura della morte ?
Dobbiamo incorniciare noi stessi in una evoluzione umana che, secondo Lucrezio, è governata sia dal caso, sia dalla necessità di soddisfare i nostri bisogni materiali, che non è regolata dai demiurghi divini e che ci spiega senza ricorrere ad alcuna teologia.
Non esistono anime immortali, suscettibili di premi o di punizioni, e non c'è un inferno.
C'è solo la natura maestosa e imperturbabile, rispetto alla quale l'uomo può rasserenarsi solo nel piacere della conoscenza.

- Se ti è stata gradita la vita prima di adesso, perchè piagnucolare in prossimità della morte.
Via le lacrime, vecchio furfante, frena i tuoi lagni.

TITO LUCREZIO CARO

domenica 1 dicembre 2013

Prossima Armageddon

Photobucket

L'apocalisse liberista comincia a realizzarsi e a rendere tangibili gli incubi delle prime generazioni ambientaliste e non solo.
Che ci si sia arrivati nonostante gli avvertimenti attiene alla natura umana, alla natura delle masse incolte, come alla natura di quanti, pur avendo coscienza dei problema, sono distratti dall'avidità o in altre faccende affaccendati.
Dal globale al locale, tutto il pianeta è ormai avvelenato.
L'uomo ha prelevato e elaborato materie prime restituendo scarti di lavorazione e veleni.
I veleni sono finiti nell'acqua, nell'aria e da lì ovunque.
Gli orsi al Polo nascono ermafroditi, gli alberi in Siberia muoiono prima che le avanguardie dei taglialegna li possano raggiungere; sono inquinate le vette, come gli abissi.
Il caso ci ha dato un'atmosfera che gli esser viventi hanno imparato a respirare attraverso un'evoluzione lunghissima, sopravvivendo anche a cambiamenti nella sua stessa composizione, evolvendo bio-elementi che, grazie alla lentezza dei processi, hanno trovato quel miracoloso equilibrio, tanto necessario quanto inevitabile.
La relativa velocità, o meglio la vorticosa lentezza naturale dell'evoluzione, ha concesso il tempo necessario all'evoluzione degli organismi.
Da duecento anni questa velocità è cambiata, aumentando drammaticamente.
Tutti lo sanno, ma gli allarmi lanciati da decenni restano per lo più inascoltati. Sono decenni che si denuncia il taglio insostenibile delle foreste.
E' da allora che la quantità di quelle tagliate ogni anno aumenta.
Dal 1800 sappiamo che certe sostanze inquinano, ma questo non ha evitato che per duecento anni si sia scavato oro e lo si sia lavato con il cianuro; o che altre sostanze siano state sparse per decenni senza alcun filtro.
Tutto lo scarto che produciamo finisce, prima o poi, nell'acqua.
Da anni la FDA sconsiglia, le gestanti e i bambini dal mangiare un lunghissimo elenco di specie marine più di una volta a settimana.
Nel mare non ci sono confini, tutto il pescato del mondo contiene livelli simili di metalli pesanti e via elencando.
La situazione dell'atmosfera aveva preoccupato gli unici che possono preoccuparsi di questo dramma. Gli stessi che possiedono la conoscenza, il potere e le ricchezze del mondo.
Tutto quello che sono riusciti a fare è stato firmare un trattato, quello di Kyoto, che impegnava ad un 6% di riduzione delle emissioni in atmosfera.
Gli studi sui quali si fondava l'esigenza di siglare il protocollo, chiedeva una -urgente- riduzione di -almeno- il 30% delle emissioni.
Il protocollo di Kyoto non lo ha rispettato nessuno, nemmeno i firmatari, nemmeno l'Italia.
Oggi ci dicono che le emissioni sono aumentate del 10%.
Non poteva essere diversamente; un sistema che si fonda sullo sfruttamento del pianeta e dei suoi stessi abitanti non può riformarsi neppure sotto la spinta della sopravvivenza.
La prospettiva di finire avvelenati con una atmosfera non respirabile non è immediata, e neppure certa, ma urgente se ci poniamo nei panni delle prossime due generazioni.
Già ora è chiaro che la specie umana evolverà anche attraverso mutazioni imposte o favorite dell'inquinamento ambientale.
Se anche si riuscirà a limitare i danni all'atmosfera, non si potrà fare altrettanto con l'inquinamento dei terreni e delle acque.
E' fin troppo evidente che coloro che vorranno lucrare ne avranno licenza per ancora più tempo, se tutto resterà come adesso.
Come gli orsi polari, anche gran parte della popolazione mondiale subirà gravi mutazioni genetiche.
Già ora accade, basti pensare alla diffusione delle allergie.
A molti medici basta pensare alla qualità dell'aria che respirano durante la giornata per spiegarsela; basta fare la prova inspirando con forza nei luoghi della quotidianità.
Molti altri che vivono a favore di falde inquinate, che si nutrono per tutta la vita di cibo sintetico o marcio, soffrono malattie strane.
Per assisterli tutti non basterebbe dedicare loro tutte le tasse del mondo.
New York ha 800.000 diabetici, tra poco saranno un milione.
Il sangue dei newyorkesi impazzisce perché dentro c'è di tutto: dagli ormoni medicinali che danno agli animali fino alle centinaia di pillole che gli americani vengono educati a mangiare fin da piccoli.
Inquinamento da medicinali, case farmaceutiche poco controllate fanno disastri e uccidono come la food industry.
Quello che si tende a sottovalutare, quando si parla di inquinamento ambientale, è che i pericoli che dobbiamo temere non sono uguali al maggior pericolo che ci possiamo immaginare.
Come i nostri corpi assorbono i miasmi del traffico, benzene, polveri sottili, allo stesso modo assumono sostanze impreviste dal cibo, dalle nostre stesse abitazioni ed oggetti, dai vestiti; sono esposti a radiazioni di ogni tipo.
Come succede al nostro corpo, così il problema investe tutte le specie viventi.