martedì 3 dicembre 2013
DE RERUM NATURA
Visse a Roma nella prima metà del 1 secolo prima di Cristo.
Basta leggere alcuni passi di un suo scritto per cogliere la forza della scienza antica.
C'è un passo iniziale del poema dove si dice che occorre trattare la struttura fondamentale di cielo e di dei per capire i principi delle cose.
Chi accetta questa idea pensa che le divinità abbiano creato una natura perfettamente adatta ai ritmi umani, e che ciascuno di noi debba temere la morte e credere nell'immortalità dell'anima.
Sul primo punto la scienza dimostra che non esiste una natura provvidenziale.
La ragione ci fa infatti uscire dai limiti dei sensi e ci fa scorgere un mondo di atomi dove regnano soltanto le leggi universali, non i capricci degli dei.
Si tratta dunque di spiegare i fenomeni che avvengono attorno a noi, e non di giustificarli con l'illusione che l'uomo sia il fine ultimo di una volontà divina.
E la spiegazione razionale ci mostra un universo indifferente ai nostri sogni.
Questa indifferenza è radice di angoscia, ovviamente, poichè ci fa vedere la pochezza dell'uomo.
Ma, nello stesso tempo, il fatto stesso di capire come la natura sia matrigna e fonte di serenità per chi si affida alla ragione e non alla superstizione.
E la paura della morte ?
Dobbiamo incorniciare noi stessi in una evoluzione umana che, secondo Lucrezio, è governata sia dal caso, sia dalla necessità di soddisfare i nostri bisogni materiali, che non è regolata dai demiurghi divini e che ci spiega senza ricorrere ad alcuna teologia.
Non esistono anime immortali, suscettibili di premi o di punizioni, e non c'è un inferno.
C'è solo la natura maestosa e imperturbabile, rispetto alla quale l'uomo può rasserenarsi solo nel piacere della conoscenza.
- Se ti è stata gradita la vita prima di adesso, perchè piagnucolare in prossimità della morte.
Via le lacrime, vecchio furfante, frena i tuoi lagni.
TITO LUCREZIO CARO
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