martedì 3 luglio 2012
DUBAI
Nonostante la propaganda, Dubai e gli Emirati in senso più ampio sono forse la truffa più grande della storia recente.
La federazione di sceiccati è infatti un buco nero, anche se a lungo è stata spacciata per un paradiso di modernità e libertà nel Golfo.
Nel paese vive una minoranza autoctona che non raggiunge il quinto della popolazione residente, gli altri sono tutti immigrati. Questi si dividono a loro volta in due categorie: gli immigrati dal primo mondo, che godono di relativa libertà e sono serviti e riveriti, e gli immigrati dal terzo mondo, costretti in condizioni di assoluta schiavitù.
Negli Emirati si pratica estesamente la tortura, nei quali il principe Issa bin Zayed al Nahyan si dilettava in un numeroso campionario di angherie insieme alla polizia: frustati, percossi, sodomizzati con un pungolo elettrico per il bestiame, schiacciati con il SUV dello sceicco e molto altro ancora; questo capita a chi finisce nelle galere dello sceicco.
Guantanamo sembra Disneyland al confronto. Niente di strano, gran parte degli immigrati negli Emirati vivono come schiavi, pagati qualche decina di dollari al giorno, reclusi tra i cantieri e dormitori nel deserto, in balìa dei datori di lavoro che sequestrano loro il passaporto all'arrivo e anche se la legge lo vieta, la prassi locale non ne risente.
Veloci a varare leggi più avanzate per attirare il business, a Dubai sono altrettanto veloci a dimenticarsene.
Anche nel caso dello sceicco torturatore il governo ha prima detto che “sono state seguite tutte le procedure di polizia”, ma è stato altrettanto veloce ad assicurare che “ci sarà un'inchiesta” quando le lamentele internazionali avevano cominciato a tracimare sui media.
Tutto a Dubai sembra errore, la stessa concezione della città è insostenibile, l'impronta ecologica di un cittadino di Dubai è sette volte quella di un abitante di New York.
La metropoli nel deserto non ha acqua, che è tutta dissalata, pescata dallo stesso mare nel quale finiscono i liquami non trattati di quanti poi berranno quell'acqua. Il problema degli scarichi e dei rifiuti è tanto incombente che negli ultimi anni l'emirato ha chiesto aiuto al mondo.
Sono arrivati in soccorso anche dal comune di Palermo, che ha speso negli ultimi anni trecentomila euro per mandare il sindaco e altri in ....missione.
Una farsa nella farsa.
L'Amia palermitana avrebbe concorso a un bando per la raccolta differenziata, della quale non ha nessuna esperienza, a Palermo l'hanno mai vista.
C'è solo da sperare che anche i funzionari palermitani abbiano seguito l'esempio degli astuti britannici e che abbiano investito del proprio altrettanto malamente.
Dubai si è rivelato una piramide finanziaria destinata prima o poi a scoppiare. Tutto indica che sia scoppiata e che si sia al si salvi chi può, visto che nemmeno il sostegno finanziario dei vicini di Abu Dhabi sembra in grado di salvare il nuovo Eldorado dal fallimento.
A Dubai hanno casa buona parte delle elite mondiali, molte corporation vi hanno trasferito la sede legale per godere delle tasse particolarmente ridotte e le imponenti realizzazioni immobiliari hanno attirato il jet set mondiale, con una forte presenza mediorientale ed asiatica.
Ma anche l'Occidente ha piantato la sua bandiera, gli inglesi sono la potenza coloniale di riferimento e sovrintendono ai regolamenti di borsa, gli americani sono sbarcati con Halliburton e altri pezzi pesanti.
La crisi di Dubai preoccupa molti, anche se ne parlano in pochi.
Il miracolo ha piedi d'argilla, se non di sabbia. Per trasformare Dubai nel paradiso dell'opulenza, c'è stato bisogno di una quantità imponente di capitali e di credito e, quando i capitali si sono rarefatti, hanno venduto le foto dei palazzi, rastrellando altri capitali con i quali coprire investimenti in perdita e completare costruzioni già avviate.
Oggi Dubai vede i cantieri fermi e gli espatriati cercano di uscire dall'avventura nel modo meno doloroso. Tanti di loro si sono indebitati nel paese, per comprare un appartamento che ora non vale niente o anche solo per un'auto.
Quando un'azienda chiude, il più delle volte dalla sera alla mattina, è obbligata ad informare la banca del proprio dipendente, che a quel punto chiude le linee di credito e chiede la restituzione dei finanziamenti.
Licenziati, ci si trova senza carte di credito e con la banca che vuole tutto e subito e con l'azienda che nella maggior parte dei casi non versa nemmeno la liquidazione pattuita. A Dubai se non paghi i debiti finisci in galera, usanze locali e prudenza, perché essendo quasi tutti stranieri una volta scappati all'estero è difficile recuperare i crediti.
Così in tanti, non appena ricevono la notizia del licenziamento, si fiondano all'aeroporto e scappano su due piedi.
Migliaia di automobili sono rimaste abbandonate con le chiavi sul cruscotto all'aeroporto, a volte con un biglietto di scuse per il disturbo.
L'aeroporto più grande del mondo, la torre più alta del mondo, isole artificiali, sequenze interminabili di centri commerciali, l'aria condizionata più pervasiva del mondo, oggi non valgono niente, sono solo la misura di un passo troppo lungo per le gambe degli emiri.
In un anno Dubai ha perso la metà del suo valore immobiliare e non è ancora finita, perché rischia la compagnia aerea, si ribellano gli schiavi e si diffondono i racconti dei professionisti espatriati che passano dalla favola all'incubo e finalmente si accorgono che le leggi del paese sono scritte sulla sabbia e che tutto quella gente al loro servizio ha gli stessi diritti di uno schiavo.