lunedì 26 novembre 2012
Logico Watson ...
Un tizio passeggia per un parco con al guinzaglio una tavoletta quadrata dotata di ruote sulla quale stà un
cagnolino privo delle zampe.
Gli si avvicina una signora che fà
che carino questo cucciolo, ma che gli è successo?
- Ma niente, è nato senza le zampe poveretto - risponde il proprietario;
ohhh poverino.... ma è maschietto o femminuccia?
Come ti chiami amore?
Il padrone.....
è maschietto, ma non ha nome....
ohhh, come mai nessuno ti ha dato un nome, piccolino?.....
Il padrone...
e che glielo davo a fare un nome, tanto anche se lo chiami, non viene!!!
martedì 20 novembre 2012
ZOOM Infinito
Un progetto di arte collettiva. Numerosi artisti, da più parti del mondo, hanno contribuito a creare questo magico e profondo mondo di immagini.E’ un lungo viaggio verso un universo surreale, che ricorda molto Dalì, dove si incontrano mostri, fate, oggetti volanti, scheletri, pupazzi, che navigano in un scenario apocalittico. Il lavoro,durato due anni di lavoro e coordinato da Nikolaus Baumgarten e Markus Neidel.
Si puo regolare velocità e direzione dello zoom dal lato sinistro del pannello.
Buona Visione CLICCA QUI
giovedì 15 novembre 2012
Volontà di gruppo
Il Paradosso di Abilene è un paradosso in cui un gruppo di persone prende una decisione che va contro agli interessi di tutti gli individui del gruppo.
È causato da un problema di comunicazione interno al gruppo, per cui ciascun membro crede erroneamente che la propria preferenza sia contraria a quella del gruppo e non prova nemmeno a sollevare obiezioni.
Una tranquilla famiglia americana composta da una ragazza, dal marito e dai genitori di lei, stava trascorrendo un afoso pomeriggio estivo a Coleman nel Texas, in una bella casa con giardino, aria condizionata e piscina.
Erano in veranda e giocavano a carte.
In un momento in cui la conversazione languiva, il suocero se ne uscì con un "Che ne direste di andarcene tutti a cena ad Abilene?"
La ragazza, per compiacere il padre, subito disse "Mi pare una bella idea!".
Il marito, che pensava alle oltre 50 miglia da passare alla guida con quel caldo, ma non voleva contrastare il suocero, disse alla suocera "Se anche tu sei d'accordo potremmo metterci in macchina".
E la suocera "Certo che vengo volentieri, è da parecchio che non vado ad Abilene." Detto fatto si misero in cammino.
Il viaggio fu caldo, polveroso, e con molto traffico.
Ad Abilene cercarono una pizzeria per mangiare e dopo vari giri per trovare un parcheggio finirono in una trattoria messicana dove mangiarono male e spesero uno sproposito.
Sulla via del ritorno bucarono una gomma e stentarono a trovare una stazione di servizio che li aiutasse.
Dopo quattro ore si ritrovarono a casa accaldati, stanchi e delusi.
Erano sdraiati sui divani ed il vecchio azzardò ambiguamente "È stato un bel tragitto!".
La suocera disse che avrebbe preferito rimanere a casa ma che non voleva raffreddare l'entusiasmo degli altri.
Anche il marito disse che aveva accettato solo per compiacere gli altri tre.
La ragazza aggiunse "Dovevamo essere pazzi a metterci in macchina con questo caldo!". Concluse il suocero "Io l'ho proposto perché mi sembravate annoiati."
Morale: questo racconto tende ad attirare l'attenzione sul fatto che nella maggioranza dei casi l'essere umano si adegua istintivamente a quella che crede essere la volontà del gruppo.
Questo atteggiamento fa il paio con "Ma lo fanno tutti" che è la classica scusa di chi non trova altra giustificazione ad un proprio errore.
Con questo esempio invece si vuol spingere l'individuo ad una realistica ed indipendente valutazione di ogni situazione, scegliendo e proponendo quella che a suo giudizio è la soluzione migliore.
martedì 13 novembre 2012
Ingegno e Concentrazione
Si racconta che durante una lezione di chimica un professore sia entrato in laboratorio con in mano un barattolo pieno di piscio dicendo: "Due buone qualità per un chimico sono ingegno e concentrazione. L'ingegno vi potrebbe far scoprire che un metodo semplice per scoprire la presenza di zuccheri nelle urine è assaggiarle". Detto questo mette un dito nel piscio e poi lo lecca. "Qualcuno vuole provare?" Uno studente che non crede che quello sia piscio ci mette dentro il dito e lo lecca, sentendo che era proprio piscio. Al che il professore continua: "La concentrazione invece vi potrebbe far scoprire che ho immerso il medio e ho leccato l'indice."
giovedì 1 novembre 2012
TALETE il primo filosofo.
Egli nacque e visse a Mileto tra il settimo ed il sesto secolo a.C. e probabilmente non scrisse alcuna opera.
La figura di Talete sfumò ben presto nella leggenda: su di lui vi sono parecchie testimonianze.
Platone, per esempio, afferma che Talete era stato abilissimo nell'escogitare espedienti tecnici, mentre lo storico Erodoto ci racconta che Talete progettò e realizzò un canale per deviare un fiume dal suo corso e farlo rientrare più avanti nel suo alveo.
Sempre Erodoto gli attribuisce la predizione di un'eclissi solare, più precisamente quella del 585 a.C., ed una grande abilità come consigliere politico.
Altri autori fanno risalire a Talete la dimostrazione di alcuni teoremi di geometria, ma pare difficile che siano effettivamente suoi: tra questi ricordiamo la proposizione che il cerchio è dimezzato dal diametro, che è dimostrabile tramite la sovrapposizione delle due metà.
Anche per quel che riguarda l'eclissi solare, è davvero difficile che Talete l'abbia intuita tramite complessi calcoli matematici, che all'epoca non erano in grado di effettuare neppure gli astronomi babilonesi.
Pare che Talete, durante la sua permanenza egiziana, riuscì pure a misurare l'altezza delle piramidi tramite le loro ombre.
Nel Teeteto, Platone racconta che Talete, per contemplare le meraviglie del cielo, cadde in un pozzo e una donna lo derise per il fatto che voleva guardare il cielo lui che non vedeva neppure cosa c'era per terra.
Aristotele nella Politica narra che Talete, grazie alle sue conoscenze astronomiche e metereologiche, previde un abbondante raccolto di olive, fece incetta dei frantoi e in questa situazione di monopolio ricavò ingenti guadagni.
Stando a quel che Aristotele sostiene, in veste di storico della filosofia, nel primo libro della Metafisica, Talete è il capostipite della ricerca delle cause e del principio da cui sarebbe scaturita l’intera realtà nelle sue manifestazioni.
Per lui tutto, in ultima istanza, è costituito da acqua.
Non sappiamo esattamente che cosa Talete intendesse con questa affermazione, ma possiamo immaginarlo.
Probabilmente aveva in mente, per esempio, il ghiaccio, il vapore, l'umidità... Insomma, egli non poteva non notare l’assoluta centralità dell’acqua nella vita.
Egli osservò poi che il cibo degli esseri viventi è in buona parte costituito da acqua, così come i semi degli esseri viventi sono umidi.
E' anche possibile ipotizzare perchè Talete scelse proprio l'acqua come principio: intanto, come abbiamo appena detto, essa si trova praticamente ovunque, ma poi ha delle caratteristiche che la rendono ideale come principio esplicativo della realtà: è incolore, inodore, insapore...
In altre parole l'acqua non ha caratteristiche e quindi può assumerle tutte.
Per individuare un principio generalmente si scelgono cose che abbiano il minor numero possibile di caratteristiche: l'acqua per Talete, l'aria per Anassimene. Talete affermò che la Terra galleggiasse sull'acqua: secondo la concezione dell'epoca vi era un immenso Oceano, una Terra tonda e delle acque interne: su quest' Oceano infinito galleggiava, secondo le credenze dell'epoca, la Terra.
In Talete riscontriamo un forte influsso orientale: l'idea che la Terra galleggiasse sull'Oceano era presente in diversi miti dell'Oriente.
Per di più, come detto, sappiamo che lui stesso soggiornò in Egitto e probabilmente lì ebbe modo di assimilare questi miti.
Però Talete non si accontenta di accettare la tradizione mitologica, ma da buon filosofo argomenta le sue tesi.
Per lui l'acqua è sia sostanza (ciò che sta sotto, in Greco upokeimenon) sia essenza (ciò che effettivamente è, in Greco ousia): sotto il mutamento continuo (ghiaccio, vapore, umidità...) la sostanza rimane sempre la stessa: è sempre acqua.
Con Talete cominciano a farsi sentire i primi cenni di astrazione, ma è ancora molto legato al mondo concreto: è infatti interessante notare che la parola upokeimenon (la sostanza, ciò che sta sotto) avrà sì voluto significare in senso astratto che l'acqua nel corso dei suoi mutamenti rimane sempre acqua, ma era pregna di significati concreti: concretamente, infatti, la terra, secondo Talete, galleggiava sull'acqua e di conseguenza l'acqua sta sotto alla terra (il termine upokeimenon viene preso alla lettera).
A noi risulta strana questa mistura di concreto e astratto, ma all'epoca doveva essere normalissima.
Però verrebbe da chiedere a Talete: se la terra galleggia sull'acqua, l'acqua su cosa galleggia? senz'altro Talete avrebbe risposto che essa è il principio e perciò non vi è risposta.
Nella Metafisica Aristotele, ad un certo punto, dice - a riguardo dell'identificazione dell'acqua come principio - che forse Talete si è formato questa opinione vedendo che il nutrimento di tutte le cose è umido e che perfino il caldo deriva dall'umido e vive di esso: pare interessante, oltre al termine "forse" che denota un'ipotesi personale di Aristotele, il fatto che si parli di principio di "tutte le cose".
Si può avanzare un'obiezione: l'acqua non è il principio di tutte le cose, ma solo degli esseri viventi.
Va subito precisato che concetti che per noi sono distinti, ai tempi di Talete non lo erano: non avevano distinzione tra mondo vivente e mondo non vivente: noi l'abbiamo perchè siamo avvantaggiati da strumenti tecnici.
In mancanza di strumenti scientifici, la prima cosa che viene spontaneo fare per capire quali esseri sono viventi è osservare il movimento, la capacità di muoversi (Platone stesso definirà la vita come qualcosa che si muove da sè).
Se cogliamo nel movimento la distinzione tra vivo e non vivo (che è la distinzione più ovvia che ci sia), di conseguenza dovremmo attribuire a tutto il mondo, sebbene non nella stessa misura, la vita.
Spieghiamo il perchè servendoci di un esempio: anche una penna, se lanciata, si muove.
Dunque l'atteggiamento di Talete era di attribuire vita alla materia: si parla a tal proposito di "ilozoismo" (dal greco ulh, materia + zwa, animali).
In realtà si tende ad evitare questa parola perchè suggerisce che partendo dall'idea di materia inerte Talete e gli altri materialisti le abbiano attribuito la capacità di movimento e quindi la vita: per Talete, invece, la materia si è sempre mossa.
Una testimonianza ci dice che Talete, che fu il primo ad occuparsi di elettricità, affermò che il magnete fosse vivo perchè in grado di far muovere le cose (infatti attrae il ferro) e che avesse un'anima.
Viene da chiedersi perchè Talete parli proprio del magnete e non in generale della materia.
La risposta è che questi filosofi presocratici, per dimostrare, partivano da situazioni chiare per tutti (come il fatto che il magnete sposti il ferro) per poi estenderle all'intera realtà.
Voleva dimostrare che la vita non c'è solo negli esseri viventi, e per farlo si serve dell'esempio più chiaro e comprensibile per tutti.
Egli si serve della generalizzazione dell'esperienza: osserva attentamente la realtà e ciò che ha osservato in determinati casi particolari lo estende.
Per Talete, così come l'animale fiuta il cibo e si avvicina, così il magnete sente il ferro e si avvicina.
Talete affermò pure che "tutto è pieno di dei": sembra un'affermazione religiosa, il che per un filosofo sarebbe strano.
In realtà risulta evidente che il principio è la trascrizione in termine filosofico della divinità, in quanto principio è ciò da cui tutto deriva: dire che tutto è pieno di dei è lo stesso che dire che tutto è pieno di acqua.
Come accennavamo, Talete, oltrechè filosofo, fu anche grande matematico: calcolò l'altezza delle piramidi sfruttando l'ombra da esse proiettata ed elaborò il celebre teorema che porta il suo nome.
Il teorema di Talete dice che un fascio di rette parallele determina su due trasversali insiemi di segmenti proporzionali.
Talete muove dalla convinzione che l’arch, ovvero il principio da cui tutto deriva, sia l’acqua e – come poc’anzi notavamo - dalla convinzione secondo cui l’acqua sarebbe alla base di ogni realtà, fa addirittura conseguire la tesi – che a noi non può strappare un sorriso – secondo cui la Terra stessa galleggerebbe sull’acqua e si troverebbe pertanto in un equilibrio precario. Aristotele, con la curiosità filosofica che lo contraddistingue, prova anche a domandarsi come possa essere la concezione propria di Talete dell’acqua come causa materiale: pur in assenza di certezze (il che è testimoniato dal "forse" che Aristotele premette alla propria constatazione), non si può escludere che Talete sia addivenuto alle sue note conclusioni partendo dall’osservazione che l’umido sta alla base di ogni cosa - perfino del caldo – e che i semi stessi, da cui nasce la vita, sono anch’essi umidi. Da ciò ben si evince come Talete si basasse, nel proprio procedere filosofico, soprattutto sull’osservazione diretta dei fenomeni.
Aristotele sembra anche suggerire, in certa misura, che Talete, nella formulazione delle proprie tesi, tenesse conto di quella tradizione mitica – cantata nei poemi di Omero e di Esiodo – in cui Oceano e Teti non erano che i progenitori del mondo: in questo senso, Talete avrebbe sostenuto la stessa tesi dei poeti, ma da essi si sarebbe differenziato per aver dismesso la veste teologica e mitica e per aver indossato quella ipercritica della filosofia.
Fare di Talete un razionalista nell’accezione moderna – affermatasi da Cartesio in poi – sarebbe però sbagliato, anche perché su di lui influiscono concezioni animistiche che lo inducono a ritenere vivo il magnete – perché capace di muoversi in presenza del ferro – o ad affermare enigmaticamente che "tutto è pieno di dei" (frase facilmente convertibile in: "tutto è pieno d’acqua").
Anche se Aristotele trascura questo aspetto, noi possiamo tentare di spiegare l’importanza da Talete concordata all’acqua facendo riferimento alla particolare zona in cui egli è vissuto: Mileto era una città marinara, in cui l’acqua era di fondamentale importanza per i traffici e, dunque, per la sopravvivenza dei suoi cittadini.
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